Nella seconda metà degli anni ’70 lavoravo presso la Direzione Ricambi della British Leyland Italia (BLI), che aveva sede a Bologna. La BLI era sorta dalle ceneri del fallimento della Leyland/Innocenti con il compito di diffondere e assistere, in Italia, i marchi storici della British Leyland: Mini minor, Austin Morris, Rover, Triumph (auto), Land Rover e Jaguar.
Grazie alla mia inclinazione per le aree comunicazione e commerciale, diventai presto Responsabile Marketing Ricambi ed Accessori. In questo ruolo mi occupavo delle attività di promozione e sviluppo dei ricambi originali e degli accessori delle auto del gruppo.
Per le auto da strada si trattava sostanzialmente di contrastare l’uso di ricambi non originali promuovendo campagne promozionali: finanziamento degli stock, sconti stagionali, promozioni punto vendita per gli accessori classici, ecc.. Per le auto del gruppo Land Rover il discorso era molto diverso e assai più stimolante.
La Land Rover e la Range Rover erano già due auto leggendarie.
La Land, grazie alla carrozzeria in alluminio, i motori indistruttibili e una meccanica essenziale ma massiccia, durava nel tempo più di qualsiasi altro fuoristrada. “First because lasts” titolava una pubblicità del tempo.
Cito un aneddoto realmente accaduto ad un amico appassionato della Land Rover, della guida in fuoristrada e dei raid in Africa. Durante uno dei suoi primi raid, a bordo di una Land 109 attrezzata alla Nino Cirani, arrivato al limitare di un villaggio di un paese del nord Africa oltre il quale iniziava il deserto del Sahara, fu preso da un po’ di panico di fronte alla sterminata distesa di sabbia che lo attendeva e lo assalì qualche dubbio …
Si rivolse allora, in francese, ad un uomo del villaggio che passava in quel momento e gli chiese: “excusez moi, est ce qu'il y a des risques par ce chemin ?”. La risposta fu significativa e gli infuse il coraggio necessario per affrontare l’avventura ...
“Avec la Land Rovèr ? Pas des problèmes !!! “
La Range Rover a sua volta si era guadagnata l’appellativo di “Regina del deserto” grazie alle continue vittorie che riportava alla Parigi-Dakkar. Usata soprattutto come auto d’immagine era, di fatto, il miglior fuoristrada sul mercato in quel momento, benché pochi dei suoi possessori sapessero in realtà come si affrontasse il fuoristrada.
Nel gestire il mercato degli accessori per queste due auto, ci si trovava davanti a due target ben distinti di clienti. Estremizzando: quelli Land Rover, per i quali l’auto pulita era quasi un’ignominia e quelli Range Rover, che se non era lucida manco la tiravano fuori dal garage.
Per promuovere la vendita delle auto la BLI, nei primi anni '80, si inventò una bella iniziativa, che conciliava le richieste di entrambi i clienti:
i raduni "4x4 nel verde - trofeo Land e Range Rover"
Per descriverli cito quanto scritto da uno degli ideatori, all’epoca direttore marketing della divisione auto della BLI: “… arrivammo all'invenzione dei raduni Formula Ge.V.A.C., per escogitare una formula che permettesse ai semplici appassionati od addirittura novizi di partecipare, con tutta la famiglia, ad uscite domenicali senza dover passare necessariamente alle gare che allora erano piuttosto di autocross. Promuovemmo i Raduni Leyland 4x4 nel Verde, che molti ancora ricordano, appoggiandoci organizzativamente ai Clubs locali, che nel frattempo confluivano sempre più nella Federazione Italiana Fuoristrada ... » (n.b. Ge.V.A.C. era l’acronimo di Geometria superficiale critica, Vegetazione, Acqua, Cedevolezza del suolo. La formula consisteva in esercitazioni di mobilità su terreni vari, nei quali dovevano essere presenti quelle difficoltà naturali che si frappongono alla locomozione di un veicolo e che potevano essere sintetizzate in quelle classi d'impedimento. Si cercava di dare un metodo d'approccio sportivo a tutti i fuoristradisti senza uso della velocità.
L’organizzazione: il 4x4 nel verde prevedeva il ritrovo di sabato mattina presso una scelta località turistica, la registrazione dei partecipanti con consegna di gadget vari, una prima escursione con pranzo al sacco e poi una sessione di prove. Le prove erano libere e solo chi voleva poteva cimentarsi con il proprio mezzo, gli altri si godevano la scena come spettatori. Non c’erano particolari rischi e si era assistiti dal nostro personale. Era previsto il pernottamento in albergo con serata di intrattenimento e il giorno dopo escursione di media difficoltà con tutti i partecipanti in colonna, fino all’arrivo al luogo di sosta pranzo, solitamente immerso nella vegetazione, infine il rientro per altro percorso e commiato. Per l’organizzazione delle prove, la scelta dei percorsi, l’ottenimento dei permessi e l’assistenza necessaria ci si appoggiava ai Club Fuoristrada locali. Era previsto il pagamento di una quota di partecipazione che copriva le spese vive e l’iscrizione era aperta ai possessori di qualsiasi marca di fuoristrada, con l’obiettivo di incentivarli e iniziarli alla pratica del fuoristrada. Far loro scoprire il potenziale e i limiti dei propri mezzi e attirarli nell’affascinante mondo della Land Rover. Era comunque un modo di fare fuoristrada turistico e rispettoso dei luoghi che attraversava. Tra le mete più suggestive ricordo il Parco Nazionale della Maremma, il Terminillo, i Colli Bolognesi, il Parco Nazionale del Circeo.
Durante questi raduni capitarono alcuni simpatici episodi che meritano di essere raccontati e che sono riportati nel menù "Avventure in fuoristrada" dateci un'occhiata!
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