Durante il raduno “4x4 nel Verde” di Castiglione della Pescaia, organizzato in collaborazione con la F.I.F. (Federazione Italiana Fuoristrada) e il Maremma Club, il sabato pomeriggio lungo il percorso era prevista una prova molto speciale.
In una fossa di scolo naturale, in un punto in cui formava una conca, era stato creato una specie di laghetto di pantano a profondità crescente da monte verso valle.
Qui i fuoristrada entravano dalla parte a monte (foto) e, immergendosi sempre più, avanzavano nella melma fino ai punti di uscita contrassegnati da tre balises indicanti la profondità raggiunta.
La prima segnava “40cm” e qui usciva la maggior parte dei partecipanti che preferivano non rischiare troppo, anche perché con il loro mezzo dovevano poter tornare a casa il giorno dopo.
La seconda segnava “80cm”, praticamente l’altezza standard di un tavolo da cucina e qui avveniva una selezione naturale tra i piloti più audaci … e i loro mezzi.
Dato che facevo parte dello staff della BLI mi ritenni in dovere, con la mia Land 88 di serie, di tentare di superare almeno quest'ultimo livello, cosa che feci non senza apprensione, in fin dei conti era uno dei miei primi raduni … ma che scarica di adrenalina quando sentii la Land tirare fuori tutta la sua coppia e con grinta e decisione portarmi fuori dal guado!
La terza segnava “120cm” … e nessuno si decideva ad affrontarla.
Alla fine pochi coraggiosi incoscienti tentarono e regolarmente doveva intervenire un gigantesco trattore a trainarli fuori dal fango. Ricordo in particolare un ragazzo di Roma con una Jeep Renegade, che aveva montato una barriera di cartoni davanti al radiatore per ritardare l’entrata dell’acqua e che riuscì ad arrivare di prepotenza a quasi un metro di profondità, ma poi l’auto si fermò avvolta da nubi di vapore …
Divertiti dallo spettacolo, stavamo ormai per abbandonare l’area quando mi si avvicina Beppe Gordini, già allora Presidente della FIF, e mi dice: “Giorgio, vuoi far fare bella figura alla Land Rover? Prestami un mezzo dei vostri di servizio e stai a vedere!”.
Detto fatto, chiesi ai miei colleghi di Roma della “divisione auto” una Land 88 di quelle ad uso dimostrativo e la portai a Beppe.
Lui sostituì le ruote dell’88 con quelle di un nostro 109, più alte e con gomme ben scolpite, smontò il cofano, staccò e sollevò il manicotto dell’aria e lo fissò verso alto con fil di ferro fatto passare nelle prese d’aria sotto il parabrezza. Poi chiese ad alcuni volontari di salire con lui per distribuire il peso all’interno della macchina. Quindi iniziò la prova. Quando si sparse la voce che Beppe Gordini avrebbe affrontato la prova, tutti i partecipanti accorsero per assistervi.
La Land condotta da Beppe superò agevolmente le prime due balises e proseguì fino a quella dei 120cm.
Qui l’auto sembrò fermarsi, coprendosi di fango fin sopra i fari e dentro il vano motore, ma quando credevamo già che si fosse piantata, lentamente ma inesorabilmente venne fuori arrampicandosi sul terrapieno! Ancora una volta Beppe aveva dato una lezione a tutti! Un coro da stadio intonò “di Beppe ce n’è uno tutti gli altri son nessuno!”.
Dopo Beppe ci spiegò che, arrivato ai 120 cm, aveva cominciato a sentire la spinta verso l’alto dell’acqua e che si era quasi fermato per non galleggiare e permettere alle ruote di grippare bene sul fondo.
Nella seconda foto, a colori, si vede la fase finale in cui la Land, già fuori dal fango, esce dal percorso.
Una chicca: nella foto in bianco e nero, in alto sulla destra, si intravede tra gli alberi il muso di una Lada Niva … beh, ha i fari pieni d’acqua fino a metà!
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