Correva l'anno 2008

DUE CHIACCHIERE CON IL PROF. PASSEPARTOUT

 

Abbiamo chiesto al Prof. Philippe Daverio, noto al grande pubblico come conduttore della originale e fortunata trasmissione televisiva di Raitre “Passepartout”, di rilasciarci una intervista per la rivista Filo Diretto Dirigenti, che gentilmente ci ha concesso e vi riportiamo.

 

GF “Sappiamo che si possono organizzare eventi esclusivi affittando gli spazi del Louvre e che simili eventi si possono organizzare anche in Italia ad esempio agli Uffizi, ai Musei Vaticani, alla Ca' Foscari ed altri. Come vede queste iniziative ? E' auspicabile che si estenda a tutti i musei questo schema che vede il privato sfruttare commercialmente gli spazi culturali, generando fondi che il museo può reinvestire direttamente?”

PD “Sarebbe fantastico. Però in Italia è più difficile che avvenga. Il motivo è che ciò che il Louvre incassa da queste iniziative rimane al Louvre, mentre in Italia andrebbe alla Ragioneria dello Stato disperdendosi. La gestione è infatti più complessa: in Italia i musei di competenza nazionale sono divisi in due categorie: quelli che appartengono ai cinque poli museali, che in futuro dovrebbero diventare “fondazioni” acquisendo così una loro gestione economica diretta ed autonoma. Ma ad oggi non lo sono ancora e non si sa quando lo diventeranno! La situazione attuale è che se oggi versano 1000 monete alle casse de Tesoro, fra “trent’anni” ne rivedranno forse 2!

Poi ci sono i musei civici dove le cose vanno un po’ meglio perché la gestione è più diretta. Gli introiti vanno nelle casse del Comune che, “se ne ha voglia”, potrebbe ridistribuire abbastanza rapidamente al successivo assestamento di bilancio.

Queste le ragioni per cui in Italia non vedremmo oggi dei grossi benefici dalle iniziative citate. Attualmente le uniche istituzioni funzionanti in gestione autonoma sono le fondazioni liriche delle città come ad esempio (ma non solo) la Scala di Milano, dove questi eventi possono essere sfruttati adeguatamente.”

 

GF “Riprendo la risposta alla domanda Che cosa era e che cos’è oggi il Louvre? che lei ha dato in una recente intervista: dal 1793, quando dopo la Rivoluzione francese divenne un museo aperto al pubblico, fino al 1993, quando fu inaugurato dal Presidente della Repubblica François Mitterrand dopo gli interventi dell’architetto Ieoh Ming Pei, il Louvre è stato la teca della cultura francese, il luogo che, come una biblioteca piena di libri, conteneva tutta la storia di Francia dalle origini fino all’epoca napoleonica. Oggi il Louvre è una vera e propria macchina di visitatori che da un lato preserva il destino della Francia dall’altro non si sa bene dove stia andando. Cosa vuole dire con l'ultima frase ?”

 

PD “Preserva perché serve a mantenere alla Francia l’immagine di potere culturale che ha acquisito e che è sempre stata voluta ed è utile ai francesi. Non si sa bene dove stia andando perché mentre era una “teca” dove si andava in tranquillità e serenità per consultare le opere, è diventato soprattutto un percorso turistico sovraffollato. La concentrazione psicologica e poetica che servono ad aprire un dialogo con una opera d’arte sono molto difficili da praticare in un duty free all’ora di punta! Il Louvre ha assunto molto questo aspetto. Visitare il Louvre la domenica nelle ore di punta rende quasi impossibile interessarsi a qualche cosa a cui gli altri non si interessano. La folla passa accanto alle opere nei corridoi come se, in una grande marcia verso la terra promessa, passasse accanto a sassi nel deserto”.

 

GF “A questo proposito: durante la visita al Louvre in certi momenti si ha la sensazione che tutto il museo ruoti attorno alla Gioconda. Per la stragrande maggioranza dei visitatori, non si può dire di essere stati al Louvre se non si è vista la Gioconda. E' l'unico quadro che gode di indicazioni specifiche, ripetute lungo tutti i percorsi, rinforzate da occasionali "balises" nei momenti di massima affluenza. Come si è arrivati a questo punto? Quale è la sua opinione sull'importanza di tale opera nel confronto di tutto quello che la circonda ?”

PD “Quello che è avvenuto è semplicemente la trasformazione del museo in una pista turistica: tutti vogliono vedere il “Pão de Açúcar” e “Copacabana”. E’ un meccanismo che si è messo in moto da solo. Che sia un bel quadro nessuno lo mette indubbio, che sia il più bello nessuno lo potrà mai dire. E’ il turista frenetico che chiede di definire qual è la più bella vista del golfo di Napoli! Perché vuole essere certo di avere visto (almeno o solo) la più bella veduta del golfo di Napoli! In realtà se ne andrà avendo visto quello che avranno voluto fargli vedere, ma convinto di avere visto l’unica cosa da non perdere assolutamente. Mentre il Grand Tour visiterà il golfo di Napoli. Tornando alla Gioconda, il quadro in sé è una fregatura: lo si vede da lontano e dietro un vetro, quindi in realtà nessuno vede più “veramente” la Gioconda. Diciamo che il Museo ha assunto la funzione come di certi luoghi di pellegrinaggio, dove si va e quello che conta è essere passati nella cappella dove riposano le ossa del Santo. Tutto il resto è condimento: scalinata, muri della cappella, decori, contorno insomma.

Sicuramente se non ci fosse la Monna Lisa, ad esempio se venisse prestata ad altre mostre, molti rinvierebbero la visita la Louvre al suo rientro!

Bisognerebbe creare lo stesso mito con un altro quadro. E’ Possibile? Forse sì. In fin dei conti bisogna pensare che il quadro è cresciuto moltissimo nella sua importanza negli ultimi 20 anni e il romanzo “Il codice da Vinci”, con decine di milioni di copie vendute, ha contribuito a rafforzarne il mito”

 

GF “Se dovesse suggerirci un percorso di visita minimo al Louvre, dove ci porterebbe? “

PD “Sicuramente farei il giro di tutta la pittura Italiana, per poi proseguire con il suo “post”, cioè quella Francese, ma da David in avanti. Quindi una passeggiata “seria” nelle parti dove sono esposti gli oggetti dell’epoca di Luis XIV, per terminare con un “saluto” alle esposizioni del periodo assiro-babilonese”

 

GF “Si sta parlando della proposta del ministro Bondi di creare una figura che sintetizzo in un Super Manager dei Musei. Cioè di colui che gestirà le attività "commerciali" di tutti i musei pubblici italiani. Si è detto che dovrà essere un esperto del settore, ad esempio uno storico dell'arte, ma anche un vero manager. Cosa ne pensa ? Come vede questa figura?”

 

PD “Io penso che non debba affatto essere uno storico dell’arte, anzi meno ne sa di storia dell’arte meglio è. I nostri storici dell’arte, che sono spesso molto bravi, devono compiere una storpiatura contro il loro carattere quando si devono trasformare in manager. Crescono con una cultura in cui il danaro è “lo sterco del diavolo” e poi quando vanno a lavorare dovrebbero comportarsi in maniera opposta e trattare anche con i sindacati. Nel ministero sono già presenti come “consulenti esperti” numerosi storici dell’arte e sono anche molto bravi. Quindi il vero manager non avrà problemi a circondarsi di preparati consiglieri esperti della materia. Sovrintendenti competenti anche di aspetti gestionali ne esistono, ma sono eccezioni, non la norma. Nel mondo dell’arte è sempre stato così: il “curatore” e l’”amministratore” sono due figure fondamentalmente separate.” (ndr: In effetti mentre andiamo in stampa è già stato nominato nel ruolo di Direttore Generale per la valorizzazione del patrimonio artistico Mario Resca, ex AD di McDonald’s Italia, il quale ha chiamato al suo fianco Vittorio Sgarbi)

 

GF “Infine un'ultima domanda (ndr l'intervista è stata rilasciata a gennaio 2009). Abbiamo potuto verificare che molti dei nostri lettori apprezzano la trasmissione che lei tiene su Raitre, "Passepartout". Vuole darci qualche anticipazione sulla nuova edizione ?”

 

PD “La trasmissione in effetti è già in programmazione, ma non va più in onda in seconda serata, ma nuovamente alle ore 13.15 della domenica su RaiTre. Questo perché è l’orario in cui l’audience raggiunge le punte massime. Di fatto questa serie è il proseguimento delle edizioni precedenti. Infatti Passepartout è una storia “autobiografica”, cioè è la trasmissione di uno che racconta quello che va a vedere. Quindi il contenuto dipende molto da quello che mi capita di visitare e studiare. Ad esempio questa estate abbiamo girato in Finlandia per capire il legame storico di questo paese con la storia artistico romantica dell’’800. Abbiamo girato in Tunisia per capire se tutti i Tunisini sono come quelli che sbarcano sulle nostre coste meridionali, e scoprire in realtà che la Tunisia è un grande paese, con una grande storia artistica alle spalle, ma nessuno si prende la briga di raccontarcelo. Ci saranno due puntate sull’Argentina e altre sull’America latina (sto organizzando anche una mostra sull’America latina). Abbiamo girato una puntata a Canossa, dove sono andato per capire se Matilde era veramente una gran donna politica, e lo era! Una puntata che potrebbe essere utile alle nostre donne in politica ...

Insomma Passepartout segue le mie avventure e le racconta in una maniera semplice e comprensibile a tutti, questo è il motivo del suo successo”

 

GF “Completo l’intervista chiedendole se ha rapporti con la nostra città (ndr Bologna) e la sua Arte”

 

PD “Ho una stretta collaborazione con la Fondazione della Cassa di Risparmio guidata dal Prof. Roversi Monaco. In occasione di Arte Fiera, appuntamento a cui non manco mai, nell’ambito del programma “Bologna si rivela”, di cui curo la Direzione Artistica, abbiamo inaugurato la vecchia chiesa di San Giorgio in Poggiale che è stata trasformata definitivamente in una grande ed importante biblioteca (ndr: è in via Nazario Sauro 22, per approfondimenti visitare www.fondazionecarisbo.it ). Per quella occasione ho riproposto un evento suggestivo: la lettura di poesie provenienti da tutto il mondo, in 25 lingue diverse, recitate nella lingua originale. Negli stessi giorni sono stati aperti al pubblico anche la parte restaurata dell’Oratorio di San Colombano (in via Parigi 1-3), Casa Saraceni (in via Farini 15) e la Chiesa di Santa Cristina (in piazzetta Morandi 2).

 

 

Philippe Daverio

 

Nato a Mulhouse (F) nel 1949

Studi liceali in Francia. Economia e Commercio alla Bocconi di Milano.

Si è specializzato in arte italiana del XX secolo.

Ha dedicato i suoi studi al rilancio internazionale del Novecento.

Ha curato varie pubblicazioni sui movimenti d'avanguardia tra le due guerre.

Dal 1993 al 1997 ha ricoperto l'incarico di assessore nel comune di Milano con le deleghe alla Cultura, al Tempo Libero, all’Educazione e alle Relazioni Internazionali.

È stato chiamato da Vittorio Sgarbi nella sua giunta del comune di Salemi come bibliotecario.

Ha collaborato come opinionista con varie riviste tra cui Panorama, Vogue e Liberal.

Nel 2005 ha curato la mostra itinerante 13x17.

Inviato speciale della trasmissione “Art’è”,ha condotto la trasmissione Passepartout su Raitre ed è stato direttore del periodico “ART e dossier”.

Mercante d’arte, gallerista ed editore, si definiva “Storico dell’Arte”.

Si è sempre occupato di strategia ed organizzazione nei sistemi culturali pubblici e privati.

E' mancato ai suoi affezionati lettori e ammiratori il 2 settembre del 2020.

 

“Foto Stephane Olivier – Artephoto

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